La scorsa Domenica sera, dalle 17:00 alle 19:00 circa, a Asti, presso un suggestivo ambiente – lo spazio della Asti Art Gallery -, si è provato un tentativo generoso e onesto di vivificare il ruolo dell’arte e degli artisti. Va da sé che innanzi tutto ringrazio di cuore gli animatori e la Giuria del I Premio Città di Asti, e l’Editore Letteratura Alternativa per la bella notizia che in queste righe mi pregio di dare.
Prima però vorrei condividere non solo la gratitudine, naturale e mai scontata, per l’evento, ma una riflessione specifica che spero non annoi troppo i miei lettori affezionati.
In giro vedo troppa tecnica e poca arte.
Anche se, si badi, sono convinto che nel cuore di un generoso sessanta per cento dei creativi coinvolti l’arte non solo esista ma attenda ancora di rivelarsi con prepotenza; quindi non è una critica spietata verso i singoli, quanto verso l’atteggiamento che per comodità si diffonde in gran copia fra gli artisti e purtroppo spesso inconsapevolmente in chi produce opere d’ingegno e tecnica. Anche il pubblico se la gioca con una sua cospicua parte di responsabilità.
La colpa a mio parere sta nel medium che è anche il messaggio: i social. Vedo dozzine di disegni/illustrazioni per esempio tecnicamente avanzate ma prive di “disegno” nel senso intenzionale del termine, cioè di analisi, critica, visione e volontà. Ci sono in giro troppi disegni-meme che replicano i tormentoni sfornati dall’industria dei media e ben poche opere originali (a parte lo scenario delle strip comiche, ancora vitale e significativo) e che a ogni modo, sotto qualsiasi categoria cadano, rappresentino consapevolmente una vera – nonché soprattutto autonoma e disallineata -, riflessione sull’universo. Parto necessariamente dall’ambito figurativo e non letterario perché in esso si manifesta più sensibilmente e brutalmente quell’infezione del citazionismo per tormentoni, ossia i film d’animazione o le serie streaming più popolari rivangati in opere spesso tecnicamente solide ma in gran parte prive di anima e sincerità o anche solo di un sia pur ingenuo finalismo.
Per la scrittura e, se volete, la letteratura pure, credo che il discorso sia vero collocando al posto dei “tormentoni” mediatici generi e tematiche. Forse nella scrittura è meno intenso l’angoscioso senso di essere bombardati da diecimila ininfluenti versioni della stessa immagine o immaginario, dato che serve assai più tempo per “fruire” o “digerire” un’opera. Tuttavia ho l’impressione che anche qui troppi artisti mettano a tacere il proprio “daimon” per orientarsi su filoni/generi/strutture collaudate ma anche troppo commerciali.
Sbaglierò?
Ditemelo nei commenti se preferite.
Chiudo festeggiando per il 5° posto classificato in quanto finalista in una rosa di sei autori su duecento e passa candidati complessivi, con *Akamon. La Porta Rossa* Le Mezzelane 2019 al I Premio Letterario Città di Asti.
Dalla Torre è tutto. E grazie di cuore a chi mi segue e sempre sostiene.


