Ri-ordinare la stanza

Lo spazio dis-ordinato è una riproduzione in piccolo della reale entropia? O una concretizzazione dell’incessante Vṛtti – vorticare senza costrutto, pensare senza sosta -, della mente? Oppure rappresenta la ciclicità del ciclo naturale abbondanza, eccesso, marciume, spoliazione e successiva rifertilizzazione? È una cosa buona, inevitabile o necessaria? O un vizio di cui non siamo ancora riusciti a liberarci?

Sia come sia quante volte abbiamo riordinato una stanza per ottenere uno spazio addomesticato, ma proprio perché vuoto, aperto alla possibilità di un nuovo accumulo e compulsione? Perché finiamo sempre per non conservare una qualche sorta di stasi o equilibrio? Perché il ciclo si ripete aggiungendo ogni volta qualcosa a questo eterno ritorno del caos?

In ogni caos vi è un cosmo, in ogni disordine un ordine nascosto.
Carl Gustav Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo, 1934/54

Aveva ragione Jung?

O questa paginetta di consigli femminili?

https://www.chedonna.it/2020/02/16/disordine-psicologia-casa-disordinata/

E se e quando agisco come ri-ordinatore della mia stanza, non metto forse in scena un dramma fatto di ruoli antagonistici? Un tentativo di esercitare la coppia padrone-schiavo, o una pulsione di controllo vs. una anarchia che è spontanea? O viceversa, potrebbe essere che personalmente io sia più metodico nel disordinare che nel riordinare?

Non è la Torre. Anche la Torre ha il suo caos ma esso batte di un ritmo differente.

E ora, all’opera.

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