Ritornare a vivere (quasi anarco-capitalisticamente parlando)

Ascolto un filosofo con cui non mi trovo quasi mai in accordo. Ma è necessario, fa bene, misurarsi con qualcuno. Lo ringrazio oggi per avermi dato il LA, con Nietzsche, per il regolare articolo di The Rook. Lo citerei anche, ma siccome in un altro post si è dimostrato un acritico e bugiardo difensore di balle pro Nuovo Ordine Mondiale, oltre che triste marchettaro, mi asterrò da fargli immeritata pubblicità. Pollice su per lo spunto più pollice giù per la propaganda, faccio pari e quindi bene così.

“Chi ha un perché nella vita può sopportare quasi qualsiasi come.”

Friedrich NIETZSCHE

Il mio perché, personalmente, da quando avevo sei anni, comincia con la fine della scuola. Il mio mestiere, portandomi dall’altra parte del gruppo classe, non ha affatto cambiato questa mia condizione, anzi, la ha rafforzata drasticamente. Io ricomincio a vivere davvero quando finisce il mio entrare ogni mattina a scuola, perlomeno nell’ambito classe. Poi il mio lavoro di docente prosegue, anzi, aumenta nel mese degli esami (giugno); ma il non dover rientrare in classe mi fa vivere di nuovo.

Il bello, il tragico, è che a me piace insegnare. Purtroppo la rigidità ottusa del sistema e la maleducazione generalizzata rendono onerosa e logorante la necessità della sorveglianza. Con essa tutta la liberazione che porta con sé la fine della didattica.

Se prima come studente l’ultimo giorno di scuola mi liberava da un ambiente crudele e stupido, oggi come docente mi libera dal rischio di perdere ogni bene a causa quasi sempre della maleducazione, menefreghismo, noncuranza, superficialità altrui. Oltre che dal rischio della mia propria possibile e inevitabile superficialità o errore. Che esistono, ne sono cosciente, e devo oltre che controllarmi e emendarmi da questo, sobbarcarmi l’ulteriore carico del controllo di terzi, i minori affidatimi.

Il mio perché, sarei superficiale e scorretto a crederlo, non sparisce da metà settembre a metà giugno, ma certo viene seppellito e semilogorato tanto da non disporre in pratica delle energie mentali e fisiche per vivere la vita che vorrei. Sopravvivo, ecco tutto, vincolato dal bisogno economico…

“Acconsente non la mia persona, ma la mia povertà!”

William SHAKESPEARE, Romeo and Juliet

Quest’anno l’ho verificato e sperimentato con una piccola prova del nove esistenziale, la sospensione causa rifiuto della vaccinazione coatta. Una lurida, sudicia, incontrovertibile porcheria e ricatto cui sono stato soggetto e che non dimenticherò. Un’azione così infame e squalificante per chi l’ha promossa, che ha au contraire ulteriormente nobilitato il mio personale perché esistenziale.

Questo articolo , insolito nel novero di The Rook, è necessario per chiarire come si porrà verso le autorità costituite l’esperienza della Torre. Da questo 2021-22, ma anche da prima, nulla sarà come prima. Il mio perché non solo non è cambiato riguardo alla sua natura profonda, confermata e fortificata da questa esperienza, una ritorsione che avrebbe dovuto prostrarmi e abbattermi; ma si carica di una necessità di liberazione ancora più radicale, politica e operativa. Non solo esco confermato e rafforzato nelle mie convinzioni sulla società e sulla politica, ma ho superato un test per me utilissimo. Con profitto e crescita.

Ecco che il tempo libero dai miei doveri professionali acquisisce anche, da ora in poi, la caratteristica esistenziale di tempo liberato e liberante, in cui urge la spinta all’azione e all’emancipazione progressiva dalle porcherie che costituiscono il presente sistema economico e sociopolitico dettato dall’economia (da almeno tre secoli a questa parte).

Ora so che solo la liberazione individuale fa testo. Solo l’azione diretta e personale ha autentica efficacia.

Svilupperemo più avanti questa certezza. Ci dedicheremo allo studio di una possibile via d’uscita. Non è detto che riesca, e che sia proprio quella esaminata d’ora in poi; quindi la bandiera esposta è più la denuncia di un’esplorazione, al momento…

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