La torre è stata tutto tranne che immobile, in questo periodo. Ha agito senza trasgredire all’imposizione, perché di questo e solo questo si è trattato. Non siamo abbastanza forti da sciogliere questi vincoli, ma lavoriamo anche per questo, perché un giorno la nazione sia libera da ricatti e meschine manovre. Abbiamo letto, studiato, spaccato la legna, guadagnato il pane, e preparato il futuro. Con quello che siamo, con quello che possiamo, ma dando sempre tutti noi stessi.
Sempre.
Innanzi tutto rammentando la potenza della Tradizione. Rinnovando nella pratica tale corrente sacra, onorando le antiche usanze. Per alcuni dei nostri padri era la Candelora, per altri i Fuochi di San Giovanni, per noi è Walpurgisnacht, la notte a metà via tra l’Equinozio di Primavera e il Solstizio d’Estate:
si accende il fuoco per “risvegliare la terra” come disse Pavese ne La luna e i falò. Perché l’atto simbolico diventa pratica vera, diventa fuoco vero, cenere fredda e favilla nell’oscurità. Perché, inverando una struttura simbolica, offre a noi modelli di pensiero e azione diversi, utili, potenti. Cio che pensi diventa ciò che dici, ciò che dici come agisci abitualmente. Come agisci modella in qualche modo il mondo e la realtà.
Con queste rime abbiamo celebrato e continueremo a celebrare la vita espressa nella Walpurgisnacht.
Dopo il Rito
Così è da sempre, nel circolo
nella cerchia, nel ferro imposto ai buoi
negli anelli calati sulle schiave
e sui calibri delle ali d’angelo:
danzerete, voi, danzerete
e il molesto puzzo di questa profezia
vi resterà attaccato come il miserabile lezzo
delle mense dei poveri.
Voi ruoterete le disconnesse funi
e come le piante s’impolverano in verde
del nuovo fogliame, della stagione:
voi disarticolati vi purgate
di carne, d’ossa, di tendini sortiti
dal sangue uterino e dal fango umilmente
fasciato di pannucci imbalsamati
per le piaghe dei santi, simili a piccole,
minuscole sindoni per gnomi.
Il Coboldo del mondo si immola
nell’olocausto di chiome fiammate.
WalpurgisNacht 2020