Cambia tutto quando in un luogo scrivi. Migliora. Non c’è verso. Come buttare un sasso nella fontana piena, non c’è verso di non increspare la superficie con un’onda e non c’è verso che quell’onda non raggiunga le sponde della vasca. Poi la fontana torna tranquilla, ma quell’onda c’è stata e nessuna nuova immobilità può negarla, al massimo combatterla, limitarla, confinarla ma annullarla, negare che vi sia stata, mai. A patto che non si combattano nello stesso spazio/tempo due onde di segno opposto.
Ecco che forse ha senso considerare il tempo come lo spazio delle possibilità che porta in esistenza l’onda, la vibrazione e quindi il passaggio da energia a materia e da materia a energia. Scrivere trasferisce energia e vivifica il luogo, non solo chi scrive. Atto sacro diventa anche atto fisico, materiale, materico e solenne.
Nella torre si scrive e si pensa. Si agisce e si torna a scrivere e pensare, e apprendere e fare.
Che alchimia santa.