[a Fosca Sensi e alla sua unica sensibilità]
una dimora che ti rassomigli
è una memoria che cederai
al futuro ignoto imprevedibile
della pelle di mani aperte
e dita che sfiorano pareti
o serrature. una cruna
d’ago sulle future
peripezie del giorno
e del cantiere, in cui il tempo
infila il refe
e cuce
le frammentate esistenze
accostate dell’uomo
pedine dei calendari scacchiera
e l’inconsapevole brulichio
animale sui muri
che ti sorprende
a sera.
non so se a te faccia lo stesso effetto, ma io vedo che – nei sogni, nella pietra, nel legno – ciascuno di noi ha, da sempre, abitato la stessa casa. è quella che in qualche modo è e in qualche modo diventa, sempre la stessa.
mi rendo conto che non so spiegarlo bene, ma, se è troppo difficile per me cogliere la sostanza, posso però dire una cosa sulla forma: è oltre modo bello leggere, oggi, dei versi che siano poesia.
grazie infinite di questo dono
F
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